La comunicazione istituzionale del Quai d’Orsay: una lezione di stile
di Francesca Sanguineti
Nell’ultima giornata della formazione Erasmus dell’ODGLiguria a Parigi, abbiamo avuto l’onore di partecipare al “point de presse” al Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Internazionale nella meravigliosa cornice del Quai d’Orsay.
Al di là degli importanti contenuti per i giornalisti presenti, ascoltare “le dichiarazioni ufficiali di politica estera del 6 luglio 2023” è stata una lezione di stile istituzionale.
Lo stile: a volte ce ne dimentichiamo, anche solo per un attimo, una distrazione. Ma non sfugge all’occhio attento dell’osservatore esterno e può impattare sulla reputazione aziendale. Al Quai d’Orsay abbiamo notato e apprezzato all’unisono lo stile istituzionale dalla portavoce: ha raggiunto e preso possesso del podio, ha esposto la fitta agenda ministeriale con chiarezza, senza mai perdere il controllo della voce e del portamento. Lo sguardo è rimasto vivo e concentrato sui presenti dall’inizio alla fine. I tempi piuttosto dilatati dell’esposizione avrebbero potuto fare inciampare il migliore dei comunicatori, anche al Ministero. Ma qui il controllo e – potremmo dire – la “presenza” della comunicatrice hanno garantito che il percorso emittente-ricevente fosse ottimale, elemento necessario per chi si occupa di questo tipo non semplice di giornalismo.
L’esposizione è proseguita con il tema “Ucraina/La Francia condanna il nuovo attacco missilistico russo in Ucraina”. La “dolce fermezza” della comunicatrice ha mantenuto alta l’attenzione dei presenti senza appesantire un tema abbastanza indigesto.
Prima lezione: imparare a gestire se stessi e la situazione.
I giornalisti presenti hanno posto numerose domande. La portavoce ha preso appunti su ogni interrogativo (quante volte avete visto in TV personalità politiche o comunicatori che perdono il filo), ringraziando sempre il/la giornalista (anche questo, spesso si dimentica); con la consueta chiarezza e cordialità ha tarato tono e lunghezza della risposta, secondo le “necessità”.
Seconda lezione: fare della cristalleria il proprio habitat naturale.
Terminata la conferenza mi sono informata per richiedere la documentazione di cui si era appena parlato. Classico, mi è stato fornito un indirizzo email a cui ho scritto a distanza di un paio di giorni… Bene, ho ricevuto tutto il dettaglio in una manciata di minuti (vero!), con tanto di ringraziamento personalizzato. Definisco “tutto il dettaglio”: l’agenda, la questione Ucraina, le domande dei giornalisti con relative risposte, i comunicati stampa collaterali.
Terza lezione: mantenere un costante flusso di comunicazione emittente-ricevente.
Quanto esposto fin qui può sembrare un’ovvietà, ma chi comunica per professione sa che non è affatto così. Per far funzionare la macchina ci vuole tecnica, attenzione, organizzazione. Certo, eravamo al Ministero. Ma l’alta qualità della comunicazione dipende davvero dal contesto in cui si opera o dalla bravura del comunicatore? A voi la risposta.